…E poi ci sono i nuovi carismi, o carismi recenti. Tutti da conoscere, tutti da studiare; per ora possiamo dire che ne abbiamo conosciuti alcuni e ci ispirano grande simpatia.
In realtà sono spesso guardati con diffidenza, a causa di alcune caratteristiche che, nel nostro vecchio mondo, suscitano sospetto: le vocazioni sono tante, le comunità perciò giovani o giovanissime; hanno entusiasmo, fede semplice, persino senso del soprannaturale; c’è già di che far venire i brividi a qualche alto personaggio.
Non tocca a noi discernere in merito e non esitiamo a credere che abbiano anche tutti i difetti della gioventù; eppure fra quelle che abbiamo conosciute tira un’aria buona; come presso queste sorelline Serve di Dio e della Vergine di Matarà, di Tuscania.
Buongiorno!
Siamo la comunitá contemplativa di Tuscania (VT) dell’Istituto Serve del Signore e della Vergine di Matarà (SSVM), appartenente alla Famiglia Religiosa del Verbo Incarnato, composta dal ramo maschile (clerici), da quello femminile (costituito da religiose sia di vita apostolica che di vita contemplativa – noi!) e da un Terzo Ordine secolare.
La nostra vita si divide tra preghiera, lavoro, vita comunitaria e studio. Nello “Studentato contemplativo San Paolo” di Tuscania siamo in una casa di formazione che prevede, dopo l’anno di noviziato, tre anni di formazione religiosa, al termine dei quali siamo pronte per andare in missione, dedicando la nostra vita alla contemplazione nella solitudine e nel silenzio e contribuendo con le nostre preghiere e sacrifici all’opera missionaria della Chiesa.
Quì a Tuscania, nel Monastero San Paolo delle Clarisse, abbiamo l’onore di ospitare la sedia protagonista dell’apparizione che San Giuseppe (niente di meno!) fece nel 1871 a una clarissa sua devota – Suor Maria Gertrude di Gesù Nazareno – malata di un cancro considerato incurabile.
La storia dell’apparizione risale alla mattina dell’8 marzo di quell’anno: Suor Gertrude è allettata da alcuni mesi e si trova dunque nel suo letto mentre la comunità sta partecipando alla S. Messa nella cappella. A un certo punto nella stanza entra un uomo che le si presenta come il falegname del monastero. Prendendo una delle due sedie che erano lì, si mette a sedere vicino al suo letto e le chiede di quale male soffra, incoraggiandola a confidare in Dio. Poi si alza e se ne va, silenzioso come era entrato.
Mentre suor Maria Geltrude parlava con lui, osservò – come da lei stessa dichiarato – che aveva occhi meravigliosi, “come due stelle”, e le mani tanto bianche e delicate che non sembravano quelle di un falegname.
Alla fine della Santa Messa, la suora infermiera ritorna all’infermeria e con sorpresa vede una delle due sedie fuoriposto; lei stessa infatti, prima della Santa Messa, aveva lasciato tutto in ordine e sapeva bene che Suor Gertrude, malata com’era, non poteva muoversi dal letto. Al sentire che era entrato “il falegname”, la suora infermiera va a verificare l’accaduto dalla suora portinaia Rosa Maria, la quale le assicura che non era entrato proprio nessuno. Tornate nell’infermieria trovano Suor Gertrude in piedi, piena di forze: sparito il gonfiore, cessato il dolore e ogni malessere; informano subito la Badessa, Madre Chiara Maria del Santissimo Sacramento, la quale sa bene che la suora è molto devota di San Giuseppe e che, dall’inizio della sua malattia, aveva pregato molto il Santo chiedendo di essere guarita in una sua festa. Quindi, con fede ardente, prende le due sedie e si mette in ginocchio a pregare: “San Giuseppe, se veramente siete stato Voi a venire questa mattina, fatemi vedere in quale sedia vi siete seduto”. Una delle due sedie inizia a muoversi sotto gli occhi di tutte le presenti; la Madre, seguita da tutte le suore, abbraccia la sedia e piangendo ringrazia Dio per essersi degnato di concedere alla comunità una grazia così grande.
Da allora per ogni necessitá le monache pregano davanti alla “sedia di San Giuseppe” per implorare l’intercessione del Santo Patriarca.
Suor Geltrude guarì dal tumore terminale e godette di ottima salute in una vita nascosta di preghiera e semplicità. Morì il Giovedì Santo del 1920 a 81 anni. Aveva 33 anni quando venne guarita da San Giuseppe.
Un fatto così straordinario non poteva certo rimanere nascosto, per questo noi Servidoras di Tuscania abbiamo cura di quello che è diventato un vero e proprio apostolato – far conoscere questo incredibile miracolo! – al fine di incrementare una santa devozione a San Giuseppe perchè egli sia più conosciuto, amato e pregato da tante anime in situazioni di necessità, materiali e spirituali, affinchè attraverso di lui sia reso ogni onore e gloria a suo Figlio Gesù Cristo, Verbo incarnato!
La Comunità contemplativa di Tuscania delle Servidoras
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