di un Monaco Certosino
Negli anni ‘90 in Certosa è iniziato un uso di Internet e della posta elettronica limitato ad alcune esigenze della vita concreta (amministrazione, gestione economica, ecc) e ci si è regolati secondo i comuni criteri di prudenza e buon senso. Con il tempo ci si è resi conto che anche questi strumenti avevano bisogno di una regolamentazione e che le indicazioni ricevute dalla tradizione dovevano essere adattate a nuove esigenze.
Già in quegli anni sì cominciò a riflettere a più livelli: sia quello dei valori monastici, come la separazione dal mondo attraverso la clausura, la custodia della solitudine e del silenzio, la vigilanza o custodia del cuore per una vita totalmente dedita alla contemplazione, ecc; sia il livello della vita concreta, come un orario di apertura e chiusura, chi potesse accedervi, ecc. Questa riflessione fu piuttosto intensa, tanto che un Capitolo Generale della fine degli anni ‘90 poteva già dare i primi suggerimenti, anche se delle indicazioni condivise e vincolanti per tutti sono arrivate solo nel 2022. Alcuni dati di quelle riflessioni possono essere richiamati per meglio collocare il filtro qui proposto. Ad esempio si scoprì che alcuni dati tradizionali potevano essere usati con semplici mediazioni e una più precisa conoscenza di Internet, un solo esempio: comunemente si dice ancora che «Internet entra in monastero», in realtà, lo stesso Internet parla di porte (portali) attraverso le quali si accede ad una rete, ecc; ovvero con l’uso di Internet si esce dal monastero per entrare in una rete di relazioni, anche se virtualmente.
Nella tradizione monastica é stato sempre regolamentato l’uso delle porte della clausura o del più ampio deserto, sia negli orari, nelle modalità di accesso e di uscita, nella scelta delle persone che ne fossero incaricate, ecc, per tutti basterebbe il capitolo della Regola di san Benedetto sul portiere del monastero, o il guardiano del ponte e il cuoco nelle prime Consuetudini di Certosa di Guigo il Certosino. Si può dire che ci siamo trovati di fronte alle esigenze della custodia di una clausura e un deserto virtuali e delle loro porte prima sconosciute, ma per le quali potevamo riferirci ai valori tradizionali, con una certa creatività.
Questo doppio filone di riflessioni, quello dei valori a cui costantemente formarsi, e quello della vita concreta con le sue esigenze e i suoi problemi, si incontravano in un terzo livello che potremo definire psicologico. Ad esempio l’uso iniziale di un solo punto di accesso comune metteva in gioco contemporaneamente le varie esigenze, divenendo, di fatto, un filtro psicologico (l’essere sotto lo sguardo degli altri) notevolmente efficace. Inoltre la moderna psicologia aveva iniziato ad analizzare le varie dinamiche nell’uso di computer, posta elettronica ed Internet, ed anche i monaci dovevano conoscerle per il grande peso che hanno per chiunque. [Un esempio del prossimo futuro sarà quello di computer che rispondono non con dei caratteri scritti su uno schermo ma dialogando con voce umana].
Questi dati essenziali del nostro percorso ci permettono di collocare un filtro concreto all’interno della classica antropologia tripartita di spirito (i valori di riferimento), anima (gli elementi psicologici) e corpo (le regole concrete, ovvero un filtro). L’equilibrio e le giuste proporzioni di questi tre livelli permettono anche il difficile rapporto tra responsabilità del singolo e regole comuni, ovvero tra obbedienza e libertà. Non può esistere un filtro concreto se non in armonia con il filtro dei valori e della psicologia monastica. Infatti un filtro concreto da solo diverrebbe inutile e trasformerebbe l’opportuna esigenza di una regolamentazione e anche di protezione delle debolezze di tutti, in un controllo quasi poliziesco, al contrario, l’appello esclusivo ai valori, da cui la responsabilità del singolo dovrebbe trarre i comportamenti corretti, è smentito dall’esperienza ed è contrario a tutta la tradizione, collocandoci al di fuori della prudenza e dell’obbedienza.
Tutto questo ci ha portati a dover pensare un filtro apposito che tenesse conto delle particolari esigenze della vita monastica, infatti, se condividiamo con le famiglie, le aziende, e ogni gruppo umano le stesse problematiche, è anche vero che abbiamo esigenze legate ad un particolarissimo stile di vita.
Il filtro schelterbox, che alla fine è stato elaborato, è ancora in fase di perfezionamento, ma l’averlo sperimentato già da vari anni ci permette di dire che corrisponda alle nostre esigenze. Solo alcuni elementi tra i più semplici: poter dare a utenti diversi orari diversi (ad esempio la chiusura dell’accesso alla rete durante il grande silenzio della notte, ma con estremi leggermente personalizzati), filtrare tutto il materiale pubblicitario o pornografico (sappiamo che anche in monasteri famosi si è presentata la polizia postale perché si erano consultati siti oltre il limite del lecito), dare ai singoli che hanno necessità di usare Internet per la loro obbedienza di poter consultare solo i siti loro necessari, ecc. La Certosa ha aggiunto una sua scelta particolare, ancora in elaborazione, ovvero l’esclusione ordinaria di tutto il materiale YouTube, convinti che nella dinamicità di un filmato sia gran parte dell’attrattiva per l’uso di Internet.
Questa breve esposizione è finalizzata a condividere questo filtro concreto, per chi fosse interessato; tutti gli altri indispensabili aspetti del suo contesto, i valori monastici di riferimento, le dinamiche psicologiche innescate dall’uso dei nuovi mezzi di comunicazione, possono essere trovate nel dibattito ormai ampio sull’argomento.
Se qualcuno volesse verificare schelterbox può farlo su: https://sheltercom.net:8082
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