di Rita Bettaglio
«La mia morte esprime il mio Suscipe supremo, quel Suscipe della professione monastica la cui eco ho custodita inviolata nel mio cuore: possa io in quell’ora estrema ripetere nel senso più profondo, abbracciando in unum la mia vocazione monastica e la mia vocazione trinitaria: “Suscipe me, Domine, secundum eloquium tuum et vivam e non confundas me ab expectatione mea”».
Questo scrive la beata Itala Mela in quello che può essere definito il Testamento spirituale, scritto tra il 30 novembre e l’8 dicembre 1954.
Spezzina, la nostra beata, chiamata in famiglia Italù, nasce il 28 agosto 1904 da genitori non particolarmente inclini alla pratica religiosa. Insegnanti elementari, e perciò assai impegnati: la bimba trascorre molto tempo dai nonni materni. Quando la piccola ha sei anni le nasce un fratellino, Enrico, che morirà precocemente nel 1920, a soli 9 anni.
Questo lutto segnerà moltissimo la piccola. Studiosa è dalla vivace intelligenza, Itala si trasferirà a Genova con l’amica di sempre, Angela, per gli studi universitari alla facoltà di lettere.
È nel capoluogo ligure che il Signore l’attende per chiamarla a Sé. Nei fruttuosi anni dell’università. Itala capisce che il Signore la chiama alla vita religiosa, ma la sua duplice vocazione si manifesterà in tempi diversi per poi fondersi in un unico Suscipe.
La beata Itala Mela riceve da Dio due vocazioni, l’una benedettina e l’altra trinitaria. La prima risale agli anni universitari e la porta a chiedere l’ammissione al monastero belga di Mont-Vierge. La seconda, invece, la riceverà il 3 agosto 1928 nella chiesa di san Francesco a Pontremoli, dove ha accettato una supplenza in attesa dell’ingresso in monastero, con una particolare illuminazione. Itala sta chiedendo al confessore chiarimenti sul mistero dell’inabitazione trinitaria, quando un raggio luce parte dal Tabernacolo, l’avvolge ed ella ode chiaramente la voce: “tu la farai conoscere”.
La beata, tanto desiderosa del chiostro, dovrà di lì a poco rinunciarvi per l’insorgere di numerose e gravi malattie che in pochi anni le renderanno impossibile persino l’insegnamento che aveva intrapreso, vincendo una cattedra a Milano. Sceglierà la via dell’oblazione benedettina secolare presso il monastero di San Paolo fuori le mura a Roma.
Leggiamo nel breve ma intenso lavoro realizzato da suor Patrizia Girolami, pubblicato su Vita Nostra e a cui rimandiamo (https://www.vitanostra-nuovaciteaux.it/wp-content/uploads/Girolami_Il_monastero_celeste.pdf):
“Il 26 novembre 1931, infatti, nella basilica di S. Vittore a Milano, Itala Mela fa vestizione e inizia il noviziato come oblata benedettina secolare di San Paolo fuori le mura con rito officiato dall’Abate dell’abbazia, Ildebrando Vannucci, ricevendo il nome di Maria della Trinità”.
Il percorso spirituale di suor Maria della Trinità sarà un’elevazione progressiva fino alle vette dell’esperienza mistica, con le Nozze mistiche, verificatesi nel 1936, durante un periodo trascorso nel monastero benedettino del SS. Sacramento a Montefiascone. Questo avvenimento segnerà il passaggio dal monastero celeste in cui suor Maria abita sotto la guida del divino Abate, il Cristo, all’eremo mistico o divino secondo la progressione indicata da San Benedetto nella Regola.
“Vivere nella Trinità… In essa si svolgerà la mia vita monastica”, scrisse la Beata.
Nell’eremo divino Ella è Sponsa Verbi e Sponsa Trinitatis. Così scriverà nel 1946, richiesta dal suo direttore spirituale, mons. Bernareggi:
“(Gesù) Vivendo come Verbo in sinu Patris, doveva essere diviso dagli altri uomini da un’incolmabile di distanza. […] Una pallida parvenza della divina solitudine di Cristo si riflette nella vita dell’anima che il Signore invita al di là della soglia del regno. Essa cammina nel mondo, ma il mondo ignora che la sua parte migliore è immensamente lontana, immersa nella contemplazione della Trinità SS., perduta nella celebrazione della liturgia celeste. Questa parte suprema dello spirito è segregata a caeteris, pregusta la vita beata e vive sotto il raggio immediato della Trinità augusta” [1]
Cenni minimi all’esperienza mistica della Mela che ci fanno riconoscere in lei la magnifica opera di Dio su un’anima che a Lui si è totalmente abbandonata.
Scrive: “Nell’Ottava di Pasqua N[ostro] S[ignore] sviluppò un’intensa Luce sulla vocazione eremitica, facendomi comprendere che Egli mi desiderava in una profonda solitudine con Lui”. Ella fa professione di vita eremitica nel 1949.
Questa solitudine collo Sposo divino e con la SS. Trinità si realizza negli anni spezzini della nostra suor Maria. Il suo stato di salute l’ha costretta a lasciare l’insegnamento nel 1937, su consiglio medico e con grande sofferenza. Tornata in famiglia a La Spezia dopo il periodo milanese, si sostentò dando lezioni private per quanto la sua salute lo permettesse.
A parte il periodo di sfollamento a Barbarasco a causa della Seconda Guerra Mondiale, Itala trascorse gli anni successivi, fino alla nascita al cielo, nel 1957 nella sua città natale, impegnandosi nella chiesa locale, specie nel Movimento dei Laureati Cattolici.
I luoghi cardine del suo itinerario spirituale furono Genova, Milano (Monastero delle Benedettine del SS. Sacramento di via Bellotti), Montefiascone (anche qui Monastero delle Benedettine del SS. Sacramento) ma soprattutto, per quantità di anni ivi trascorsi, la sua La Spezia.
Ella desiderò intensamente che la vita benedettina femminile si stabilisse nella sua città natale. Nel 1952 Ella potrà vedere i primi passi del Monastero di Marinasco e l’arrivo delle prime monache da Bergamo. Infatti in quegli anni il vescovo della diocesi di La Spezia, mons. Giuseppe Stella, assecondando il desiderio della Nostra, domandò al monastero benedettino di Bergamo di inviare un gruppo di monache per creare una nuova fondazione.
Questo monastero ebbe una vita movimentata e fu necessaria una seconda fondazione, che la Mela non vedette, nel 1966. Santa Maria del Mare, dal 2000 trasferito sul colle del Castellazzo resta ancor oggi a testimoniare la presenza benedettina a La Spezia e a custodire la memoria della Beata Itala Mela. Ad esso abbiamo dedicato un articolo che potete leggere qui (https://www.fondazionemonasteri.it/santa-maria-del-mare-sp/)
Il processo di beatificazione di Itala durò più di 50 anni e, ancor adesso, questa grande mistica è poco conosciuta e riconosciuta anche nel mondo benedettino che amò con tutta sé stessa.
“Fu più benedettina lei”, ci dice don Gianluigi Bagnasco, vice-postulatore della Mela, “di qualsiasi monaca benedettina di oggi”.
Concludiamo questo breve (e insufficiente) ritratto con un inno di grazie che suor Maria della Trinità ci ha lasciato e facciamo nostro.
Ma io Ti rendo grazie ancora, o Trinità Beata, per tutte le spine che ho trovato sul mio cammino e per tutte le lacrime che ho versato: grazie soprattutto per il presente annientamento della mia anima e della mia vita. Per l’infermità e la povertà: per ogni dovere greve al mio corpo e al mio spirito: per la solitudine, l’isolamento, i distacchi: per ogni incomprensione e umiliazione: per le oscurità, le incertezze, le angosce, le rinunce dell’anima: per la mia stessa miseria ed incapacità a donarti quell’amore perfetto da cui vorrei essere consumata: per lo stroncamento umano di tutta la mia vita e di tutte le mie aspirazioni: per ogni prova da Te scelta e inviata alla mia piccola anima, io Ti ringrazio, o Signore. Fa, o Signore, che da questo profondo annientamento salga a Te la mia preghiera: anzi che questo stesso annientamento esprima l’incessante adorazione del mio essere completamente offerto e immolato dinanzi al Tuo Trono. Fa che io non tenti sfuggire al Fuoco santificante del dolore, ma che in silenzio, immobile sull’Altare del Sacrificio,unita all’Agnello immolato, mi offra al Tuo volere nella pienezza dell’abbandono e della carità, fino all’ultimo istante della mia vita. Fa che questa oblazione sia il mio piccolo tributo allaTua Gloria, sia la supplica che io Ti offro per me e per tutte le anime legate alla mia vocazione, affinchè Tu ci custodisca nella Verità, che salva da ogni illusione e da ogni errore, nella carità pronta ad ogni sacrificio e ad ogni opera. Dona a noi la perfetta intelligenza del Tuo Volere e la Fortezza per compierlo senza incertezze e senza deviazioni: custodiscici in quell’unità perfetta che è pegno della Tua Presenza divina fra le anime. Non dobbiamo dimenticare che tradire la nostra vocazione alla santità è anche tradire tutti coloro la cui salvezza è legata alla nostra immolazione “(manoscritti. 39, 118)
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[1] Itala Mela, Cenni sullo sviluppo della vita d’unione con la ss. ma Trinità attraverso l’esperienza di una vita spirituale, in D. LUCCIARDI, Itala Mela nella sua esperienza e nei suoi scritti, Editrice Studium, Roma 1963, p. 171.