A distanza di un anno vogliamo pubblicare questa lettera che ci era pervenuta il 21 febbraio 2020. Il destinatario della lettera non vive più su questa terra – certamente vive in Cristo. Ma la situazione che accoratamente gli era presentata è ancora ben presente.
Caro e stimato Padre,
…… VDQ me lo ero studiato meglio che potevo, e mi era piaciuto, Cor Orans lo avevo letto con maggiore fatica. Alla luce degli eventi attuali, sono stata molto colpita da un “particolare” che in un primo momento non avevo notato. Il n°15, definizione del monastero sui iuris: il testo sostanzialmente riprende il CIC, tranne l’ultima frase, che mi è scoppiata come una bomba: i suoi beni sono beni ecclesiastici.
Questo era già nel diritto canonico, ma in ben diversa collocazione.
É chiaro che i beni del monastero, appartenendo a un istituto della chiesa appartengono alla chiesa; ma ora un monastero sui iuris viene in primis definito da questo fatto: che i suoi beni sono beni ecclesiastici. Che cosa vuol dire questa dichiarazione in questo contesto? Come si deve interpretare? Come si potrebbe interpretare?
Alla luce degli avvenimenti attuali mi sembra acquistare il significato di un esproprio da ogni altro avente diritto tranne la Santa Sede – salvo altri diritti civilmente dimostrabili, presumo.
Aggiungiamo altre possibili considerazioni. Nel contesto di un documento che:
- Obbliga tutti i monasteri a federarsi
- Dà alla Presidente della Federazione una autorità globale, su tutti i campi importanti della vita, senza tuttavia conferirle l’autorità della superiora maggiore; le dà invece un compito di onnivigilanza e l’obbligo di relazionare regolarmente alla Santa Sede
- Libera i monasteri da ogni altra autorità canonica
- E infine conferisce alla Santa Sede il diritto di decidere su ogni cosa
Tutto questo potrebbe essere usato bene, per rivitalizzare i monasteri, come è indicato. Può anche essere usato, e a volte lo è, male, semplicemente per chiudere i monasteri e prenderne i beni, che vengono presumibilmente spartiti fra la Federazione, a discrezione della Presidente, e la Santa Sede.
Ora, nessuna di noi si permetterebbe mai di criticare la Santa Sede; ma tutti noi abbiamo il sacrosanto dovere di informare la Santa Sede e la Chiesa tutta della nostra esperienza; dunque un’altra osservazione è d’obbligo.
La CIVCSVA non è un organo di governo dei singoli monasteri, non ne ha gli strumenti. Si affida alle Presidenti. Queste, dove la struttura della Federazione è nuova, improvvisano il proprio compito e non sempre sono capaci. Non sempre anch’esse dispongono di strumenti adeguati. D’altra parte non rispondono direttamente di quello che fanno, perché non decidono ultimamente, hanno le spalle coperte dalla Santa Sede.
Ma il problema è la rapidità, la modalità totalmente non rispettosa della volontà delle comunità e delle loro superiore, con la quale vengono talora soppressi i monasteri.
Ci risulta che se una Presidente chiede la soppressione di un monastero in maniera del tutto affrettata e con motivazioni del tutto speciose, che richiederebbero attento esame, il decreto relativo arriva con velocità fulminea; i ricorsi, anche se ben fondati e ben motivati, non ricevono mai risposta. Capita che le Comunità interessate, il cui Capitolo conventuale è ancora ben provvisto del numero sufficiente di sorelle, non siamo mai consultate.
“Volontà del Papa!” Questa frase, malissimo applicata, ci ha a volte ferito il cuore come una coltellata. Come è possibile che il Papa possa volere questo, in questo modo? Di quale informazione dispone il Papa? Ma anche i suoi più diretti intermediari, quale conoscenza diretta hanno di questa situazione, di queste persone, di questo monastero, di queste sorelle di questa Presidente?
Di questi soprusi, di questi abusi?
“Volontà del Papa!” “Volontà della Santa Sede!” Ma in realtà, talvolta, massimo abuso, massimo sopruso!
Vogliamo parlare male delle Presidenti? No. Le Presidenti fanno quello che possono, compiono talvolta un duro lavoro con grande abnegazione, talvolta in modo ammirevole; talvolta anche svolgono il proprio compito in modo carente, talaltra anche pessimo.
Vogliamo dire che questa legge, imposta all’attuazione con grandissima velocità e senza preparazione, si presta ad abusi mai visti prima. Vogliamo segnalarlo, perché si possa porre rimedio.
Nella storia recente molte volte abbiamo visto i governi chiudere ed espropriare i monasteri in modo indiscriminato. Le nostre antenate nella vita religiosa hanno visto gli eserciti saccheggiarli. Ma qui si tratta della chiesa.
Cominciano ad essere pubblicati articoli che denunciano questa situazione: … e ne soffriamo, siamo il cuore della Chiesa, non vogliamo che la Chiesa nostra madre ne risulti infangata. Meno ancora vogliamo che quei piccoli, o piccole, che tanto stanno a cuore al Papa, siano oggetto di questi abusi.
Sr Maria Nives Colle
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