Il Capitolo Generale OCSO, appena tenuto ad Assisi dall’1 al 24 settembre, si è aperto con una sintesi, data dall’Abate Generale, dom Bernardus Peters, degli argomenti che più stanno a cuore ai nostri Abati e Badesse – o dei loro sogni – in questo momento. Si tratta di temi interessanti: comunione –partecipazione – missione – formazione. Certamente i lavori del capitolo, accumulatisi a causa della pandemia, non hanno concesso di approfondire i temi, che sono lasciati ai monasteri, benché dom Bernardus abbia presentato una iniziale riflessione fatta in tutte le regioni dell’Ordine. La riflessione ancora meno sviluppata è apparsa quella sulla missione: forse non è immediato per tutti mettere questo termine in relazione con il carisma monastico, con il quale invece ha un legame molto profondo.
C’è stato tuttavia fra i contributi dati al capitolo una parola fondamentale in questo senso: quella rivolta agli Abati e Badesse dall’Abate Primate OSB, Gregory Polan il 14 settembre 2022. Ne stralciamo un brano significativo, sulla lectio: molto si parla della lectio monastica, ma è la prima volta in cui ne sentiamo parlare in chiave di missione. E ci rallegra.
Parlando di missione, qual è la missione degli ordini monastici nei confronti della Chiesa di oggi? Credo che se dovessi scegliere una missione tra le tante, per me quella che risalterebbe di più sarebbe di mantenere vive le Scritture come fonte della vita quotidiana nella vita della Chiesa. Sì, molte persone tra i laici stanno imparando di più sulle Scritture, ma qual è il livello a cui questo sta avvenendo? La mia comunità all’Abbazia di Conception ha una pagina web che offre una riflessione sulle letture quotidiane della celebrazione dell’Eucaristia. Dico subito che sono contrario a questo. Perché? Perché non stiamo incoraggiando i fedeli a leggere le Scritture in modo più profondo; piuttosto quello che stiamo facendo per i nostri lettori è digerire un messaggio e trasmetterlo a loro. Se vogliamo che la Parola di Dio trovi un posto nel cuore dei nostri amici, degli oblati e delle persone che si rivolgono alla nostra pagina web, dobbiamo aiutarli in quel difficile compito di aprire la Parola di Dio in modo che possano farla propria ed essere arricchiti da ciò che Dio ha da dire. Ciò che Dio ha da dire è molto più importante, più sfumato e più profondo di quello che posso dire io. Qui sto parlando dell’esperienza delle Scritture nella quiete della vita di una persona. Quando abbiamo persone che vengono tra noi per fare un ritiro, le indirizziamo alle Scritture in modo tale che lascino i nostri monasteri con una via attraverso la Parola di Dio, un modo di credere nel potere di quella Parola e di desiderare di tornare alla Parola come fonte di vita per loro.
La nostra pratica quotidiana della lectio divina tocca non solo i pensieri che nascono in quel periodo di tempo trascorso a permettere alle Scritture di parlare al nostro cuore. Gli effetti della lectio divina toccano la nostra vita nel modo in cui interagiamo gli uni con gli altri. Una mattina potremmo aver avuto un momento di profonda riflessione e ricche intuizioni, pensieri che sono molto personali per ognuno di noi. Eppure, è quel contatto quotidiano con la Parola che tocca la nostra vita e apre il nostro cuore alla carità, alla speranza quando le cose sembrano desolanti, al sacrificio per il bene degli altri, senza che nessuno sappia cosa è successo. Vorrei lasciarvi con un ultimo pensiero sui Salmi. Più leggo i Salmi e prego con loro, più credo che parlino alla nostra vita in modo molto personale e reale. Anche quei versetti difficili che suonano così violenti e pieni di odio, ci parlano sia di noi stessi che del mondo che ci circonda. Se leggiamo attentamente le “Istruzioni generali sulla liturgia delle ore”, vediamo come esse distinguono tra la “recita dei Salmi” e la “preghiera con Salmi”. In quello che l’Istruzione Generale chiama il sacro silenzio, ci sono i momenti in cui lo Spirito Santo ci apre alle parole della Scrittura. Recitiamo i Salmi, e poi nei momenti di sacro silenzio, preghiamo, apriamo i nostri cuori a ciò che Dio ci ha detto. È un dialogo tra Dio e noi.