Data la profonda sintonia del carisma monastico con la grande intenzione ecumenica, vale a dire con la tensione verso l’unità, in diversi monasteri, a partire dalla Comunità Trappista di sr Maria Gabriella dell’Unità (Vitorchiano), da parecchi anni si celebra fedelmente la “Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani”, dal 18 al 25 gennaio. Si segue normalmente il tema proposto dal Centro Pro Unione con le relative indicazioni.
Il tema di quest’anno 2023 “Imparate a fare il bene, cercate la giustizia” sembra tuttavia sancire la fine dell’ecumenismo come lo abbiamo conosciuto a partire dai suoi pionieri, dagli inizi del 900, sino a ieri: un cammino spirituale, di preghiera e di dialogo, per arrivare all’unità delle Chiese cristiane, tanto ardentemente desiderata da Cristo nel Vangelo di Giovanni.
Guardando la pagellina riassuntiva del materiale divulgato dal Centro Pro Unione l’antico fine si rileva solo dal titolo: “Settimana di preghiera per l’unità dei Cristiani”. Tutto il resto svolge il tema: “Imparate a fare il bene, cercate la giustizia”.
Le intenzioni dei singoli giorni lo illustrano:
Imparate a fare la cosa giusta.
Quando è fatta giustizia.
Agisci con giustizia, ama la misericordia, vivi con umiltà.
Guardare le lacrime degli oppressi
Cantare il canto del Signore in terra straniera
Tutte le volte che avete fatto ciò a uno dei più piccoli lo avete fatto a me!
Ciò che accade adesso non deve più ripetersi
La giustizia che ristabilisce la comunione.
Sintesi di tutto è l’orazione: “Dio, tu sei la fonte della sapienza: ti preghiamo di donarci la saggezza e il coraggio di operare per la giustizia, di riparare ciò che è sbagliato nel mondo rendendolo giusto con le nostre azioni”.
Si suppone dunque che il mondo potrà diventare giusto grazie alle nostre azioni. Come poi noi sappiamo di poterci distinguere da quel “mondo” che rimane ingiusto fino ad oggi, come possiamo essere altro dal mondo, è meno chiaro. O meglio: c’è la parola di Dio, c’è la sua legge di giustizia, ascoltiamola, operiamo il bene.
Che cosa giustifichi questo ottimismo sulla nostra capacità di fare il bene, ancor prima, chi sia questo “noi” che opera il bene, anche questo non è del tutto chiaro. Non si vede un richiamo esplicito alla necessità della Chiesa, dei suoi sacramenti, degli strumenti della grazia.
Il riferimento unitario e diretto di questo “noi” che rifarà bene il mondo rimane, per grazia di Dio, l’unità trinitaria: “Ti preghiamo per la saggezza e il coraggio di crescere nell’unità del tuo Figlio Gesù Cristo, che con Te e con lo Spirito Santo regna nei secoli dei secoli.”
Si tratta di un richiamo rivolto a tutti gli uomini, nello spirito di “Fratelli tutti”; per noi cristiani può essere un richiamo alla conversione che ci introduce in anticipo alla quaresima. Verrebbe comunque da concludere che l’Ecumenismo, così come lo avevamo conosciuto, è finito.
I motivi di questo sono evidentemente tanti, diciamo solo che le singole chiese si stanno progressivamente svuotando sotto gli occhi di tutti e dunque il problema della loro unità sembra passare in secondo piano.
Tuttavia vogliamo ancora chiederci: quale importanza ha avuto e tuttora può avere, anche sotto altra forma, il tema della unità ecclesiale? E’ un tema centrale nei Padri, basti pensare a Ignazio o a Cipriano – ma anche ad Agostino e a tanti altri. E’ un tema centrale nella teologia, che discende dal Vangelo di Giovanni e dà luce al dogma trinitario.
L’unità in Cristo è anche il tema che sostanzia la comunità benedettina.
E’ la grande idea ripresa e vissuta da Citeaux: unità dell’amore, con Dio e fra i fratelli che ispira la teologia e detta le strutture della vita.
Si potrebbe ipotizzare che l’abbandono di questo ideale, ecclesiale, contemplativo, cenobitico, abbia qualcosa a che vedere con la sparizione di tante comunità benedettine, in sé buone, ma la cui identità profonda è stata cancellata dall’individualismo moderno e postmoderno?
In ogni caso, pensiamo che la comunità benedettina, la comunità contemplativa potrà continuare ad esistere attorno all’unità che la sostanzia. Questo bene, diffusivum sui, sempre potrà irradiarsi nelle altre membra della Chiesa. L’unità della comunione all’interno della Chiesa, quando è reale, chiede con forza l’unità fra le chiese e allora sì, la pace e la giustizia possono irradiarsi in tutto il genere umano attraverso il corpo di Cristo e il suo Regno di pace.
UNA OMELIA MONASTICA ALL’INTERNO DELLA SETTIMANA DELL’UNITÀ
Gesù costituì… i 12, li fece, epoiesen, li creò, li pose in essere, dette loro consistenza e fondamento. E così continua a fare con noi. Forma persone, ciascuna con un nome, una storia, una personalità diversa, e le forma come comunità: ne costituì 12.
Gesù ci crea, come persone e come comunità, con la sua chiamata, ci chiama a sé per stare con lui e per partecipare alla sua missione, che è annunciare il Vangelo e scacciare il male.
Allora, quando la nostra persona scricchiola, quando la nostra comunità scricchiola, bisogna ritrovare questa chiamata creativa, primordiale, che ci dà senso e forza, appoggio, fondamento. Questa chiamata diventa un’alleanza, non esterna, ma interiore, personale, universale, scritta nel cuore, fondata sul perdono, cioè sull’amore gratuito, incondizionato, di Dio per noi.
Lasciamoci amare, chiamare, alleare, dal Signore, Lui ci costituisce sempre di nuovo, suoi!
(Appunti non rivisti dal predicatore)
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