di Padre Loris Tomassini
Come tutti sappiamo la Chiesa è impegnata in questi anni in un grande cammino sinodale intercontinentale scandito da più tappe che culminerà nel prossimo Sinodo dei vescovi allargato.
L’etimo della parola Sinodo viene dal greco syn-odòs = cammino insieme. Etimologia che, in se stessa, già dice tutto. La Chiesa è costitutivamente sinodale, comunionale. Camminare insieme verso l’orizzonte di un destino comune. Tutti insieme chiamati alla comunione, chiamati al bene comune nella verità e nella carità.
Non è certamente qualcosa di nuovo, ma di molto antico. Se volete a partire dalle vicende del popolo di Israele e del suo peregrinare per definire la sua identità costitutiva di popolo dell’Alleanza. Per noi cristiani a partire dalla primitiva comunità cristiana, come ci viene narrato nei sommari degli Atti degli Apostoli.
La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola e nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune (At 4, 32).
Tutti i credenti stavano insieme e avevano ogni cosa in comune (At 2, 44).
Risalta proprio questo “tutti insieme”, e “un cuor solo un’anima sola”. Testi ed espressioni molto cari agli antichi padri del cenobitismo e sant’Agostino fa una sua parafrasi e dice “avevano un cuor solo e un’anima sola in Dio” (Cor unum in Deum Reg. 1).
Questo “tutti insieme” sta molto a cuore anche a San Benedetto: “Nulla assolutamente antepongano a Cristo. E lui ci faccia giungere tutti insieme alla vita eterna” (RB 72, 11-12). Una comunione di vita nel mistero di Cristo per una comunione di destino: la vita eterna.
Esperienza della sinodalità che è propria della nostra tradizione benedettino-cisterciense, nello spirito della Charta Caritatis, a partire dal livello della comunità locale fino a quello dell’Ordine, con il Capitolo Generale e le Regioni: condivisione, dialoghi, discernimento fatto di paziente ascolto nella fede.
Tensione verso l’unum: “Tutti siano una sola cosa” (Gv 17, 21): scritto non solo nel Vangelo – e nella cappella della Beata Maria Gabriella – ma anche nei nostri cuori.
Di cosa è fatto concretamente il cammino sinodale: ascolto, discernimento, come lettura della storia e condivisione. E questo si fa anche in una visita regolare che si nutre di ascolto per un discernimento nella fede, al fine di pronunciare una parola di vita per il cammino monastico comunitario e personale. (Capitolo alla comunità di Vitorchiano, settembre 2023)
Commento nostro:
Non sappiamo come andrà il Sinodo, siamo solo impegnati a pregare, come specialmente ci chiedono i Vescovi. Questo breve e intenso richiamo di un nostro Abate tuttavia ci ricorda quanto la nostra stessa vita ci impegni anche a vivere la verità di questa parola, come di tante altre delle parole sante che costituiscono la nostra tradizione. Dio ci ha benedetti con una Regola che ci aiuta a vivere in Comunione, che vuole portarci “tutti insieme” alla vita eterna. Lungo la storia ci ha arricchiti di strutture che debbono aiutarci in questa comunione: per i benedettini cistercensi questo risale al XII secolo, ed è un cammino già sperimentato dalla storia; per altre famiglie monastiche e religiose è iniziato qualche secolo dopo. Per le federazioni monastiche femminili il primo appello è stato quello di Pio XII, meno di un secolo fa; e chi subito ha aderito si è trovata avvantaggiata e ha potuto approfittare in modo sano della grazia e del cammino conciliare. Per altre si è trattato di un “suono di tromba” un po’ apocalittico, da ultimi tempi, con esiti di diverso tipo.
Per tutti e tutte, sempre, si tratta di ricominciare ad affaticarsi su un cammino che non vogliamo dire sempre agevole e piano, attraverso questo “paziente ascolto nella fede” che ci porta certamente – al solo patto che davvero vogliamo tendervi con rettitudine di intenzione – nella direzione giusta.
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