Ottobre-novembre 2020
Dieci sorelle hanno appena lasciato il monastero Cistercense (Trappista) di Vitorchiano Per stabilirsi a Palaçoulo, un piccolo paese nel nord del Portogallo, eretto sui resti di un antico insediamento romano nella sperduta regione di Tras os montes, conosciuto oggi solo come zona di pesca nei laghetti circostanti. Si tratta della fondazione di una nuova comunità, un monastero di contemplative che nasce, lontano dagli occhi del mondo. Un gruppo di 10 sorelle, otto giovani o giovanissime, una superiora in età un poco più matura e una gloriosa ottuagenaria, che parte quale riserva di saggezza e memoria storica per accompagnare i passi del piccolo gruppo.
Madre Augusta è – come le altre, solo qualche anno prima delle altre – entrata e ha fatto professione nel monastero di Vitorchiano, ma ha vissuto gli anni del tutto speciali del governo di madre Cristiana Piccardo (1964-1988), gli anni della beatificazione di suor Maria Gabriella (1983) e dell’intensa attività ecumenica che li ha accompagnati. Ha vissuto la ricchissima stagione del rinnovamento nell’Ordine Cistercense della stretta Osservanza, gli anni delle fondazioni di Vitorchiano: Valserena in Italia, Hinojo in Argentina (in cui è anche stata) e quelle che sono seguite; è stata in aiuto in una comunità del Cameroun e in un’altra in Spagna, è stata Postulatrice per le cause dei Santi nell’Ordine accompagnando per così dire agli altari i martiri di Tibhiryne (Algeria) ed è studiosa di santa Geltrude, di cui ha patrocinato la causa per il conferimento del titolo di Dottore della Chiesa. É dunque un pezzo di storia della comunità, dell’Ordine, del monachesimo che va a rinsaldare le giovani radici della nuova Casa.
Ed è ben giusto perché il Portogallo, anche se forse pochi se ne ricordano, è terra di antichi insediamenti cistercensi, avendo ospitato ben 24 dei nostri monasteri: una storia più giovane si innesta nel tronco antico, chiedendo di farlo rifiorire.
Perché il Portogallo? Lo racconta Madre Giusy, nominata come superiora del gruppo, per la fondazione di Palaçoulo.
(cfr intervista https://it.clonline.org/news/chiesa/2019/10/01/vitorchiano-monastero-portogallo-Pala%C3%A7oulo
La decisione di partire è nata dall’incontro di due fattori: «Una nostra esigenza: oggi Vitorchiano conta 78 membri e nel monastero non ci sono quasi più celle disponibili per chi volesse entrare»; e l’incontro con monsignor Josè Cordeiro, Vescovo della diocesi di Bragança-Miranda, che «ha espresso il desiderio di avere per la sua gente un luogo che testimoniasse la centralità della vita evangelica e liturgica». La risposta degli abitanti, poi, è stata molto generosa: «Ci hanno regalato il terreno su cui stiamo costruendo la foresteria e dove sorgerà il monastero vero e proprio. Abbiamo una mappa commovente con i nomi dei donatori scritti su ciascun lotto. Ventotto ettari senza i quali non avremmo potuto far nulla. Tutto questo ci ha fatto “arrendere”, come fosse una delicatezza della Madonna».
Si tratta di una vocazione fatta per il mondo. Quella in Portogallo, infatti, non è la prima fondazione a lasciare la “casa madre”. Ce ne sono altre in Toscana, a Valserena, in Argentina, in Cile, in Indonesia, in Venezuela e nelle Filippine. C’è anche la presenza di cinque sorelle in una comunità della Repubblica Democratica del Congo, mentre altre realtà, le “nipoti” nate dalle stesse comunità fondate, sono fiorite in Siria, Angola, Brasile, a Macao: «Nel 2007 alcune sorelle a cui ero molto legata partirono per la Repubblica Ceca. Quel momento fu forte per me e per tutte noi», racconta ancora suor Giusy. «Si trattava di lasciare partire volti amati e di aprirsi a nuove ragazze entrate. E il Signore ci ha benedetto ancora: con nuove vocazioni, con una nuova vitalità e con una rinnovata apertura a vivere il nostro essere Chiesa per il mondo. Confidiamo che sarà così anche a Palaçoulo».

«Il fatto che una comunità ne fondi un’altra richiama a quella realtà per cui un adulto in età matura è chiamato sì a mettere su famiglia, a generare, ma lo fa perché questo è il modo più vero e più grande per realizzare la sua umanità». Il giudizio è netto: «Uno dei “delitti” che si sono verificati nel mondo occidentale è stato il separare questa fecondità dalla vita delle persone. Invece, una comunità, così come una famiglia, si rinnova e cresce solo se sa scommettere sulla vita. Questa è la base per cui quella che potrebbe sembrare una “follia”, a noi sembra tutto sommato la cosa più vera e ragionevole su cui rischiare. Da qui nasce anche il coraggio di chiedere alla gente di aiutarci e accompagnarci, come può: con la propria professionalità, con la propria generosità o anche solo con la propria preghiera».
La generosità di tanti ha risposto e, unita al lavoro delle monache, ha reso possibile la costruzione dei primi edifici in cui le sorelle andranno ad abitare, in attesa di completare la costruzione del monastero.
Mosteiro Trapista de Santa Maria Mãe da Igreja (Portogallo) – prime costruzioni

Vitorchiano – 15 novembre 2020
Questa notte è partito il secondo gruppo di Fondatrici del nuovo Monastero in Portogallo.
Il gruppo formato da sr. Lucia, sr. Alice e sr. Margherita, va a raggiungere le altre due sorelle partite la settimana scorsa. Ieri sera, subito dopo Vespro, hanno ricevuto la benedizione solenne dalla Madre per il viaggio e per la vita nuova che le aspetta. Una preghiera per loro.