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Ricordo di Padre Bernardo Boldini

Superiore e monaco della comunità OCSO di Boschi – Cuneo
18/11/1930 – 05/11/2019

Nato nel 1930 a Borgosatollo (Brescia), ha iniziato la vita monastica nel monastero Trappista (OCSO) delle Tre Fontane, Roma, 01/12/1956, ha fatto la sua professione solenne nel 1963, ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 10 agosto 1967.

É stato novizio del Venerabile padre Romano Bottegal, di cui è in via il processo di beatificazione. Ha dunque avuto un maestro eccezionale come dottrina, santità e vita mistica – e oggi possiamo aggiungere anche forza profetica. Padre Bernardo è rimasto tutta la vita un discepolo fedele di Padre Romano, cioè di questo uomo di grandissima qualità spirituale che è uscito dalla propria comunità dopo una lunga preparazione, fatta di servizio alla comunità prima e di tempi di vita eremitica vissuti all’interno della clausura, poi. Uscito infine, col permesso dei superiori maggiori, ma certo con grande delusione della sua comunità. Per questo motivo è stato a lungo sospettato di disobbedienza e ribellione; fino a che la fama della sua santità, dopo la sua morte prematura e santa, ha costretto a rivedere le posizioni.

Padre Bernardo è rimasto più di 20 anni in questa comunità piena di problemi, che venivano soprattutto dalla sua difficile collocazione nella città di Roma, che l’aveva sempre esposta a tentativi di latrocinio da diverse parti. I superiori, costretti a far fronte a queste difficoltà, non potevano dedicarsi sufficientemente alla cura della comunità, aspetto particolarmente impegnativo e difficile per tutti nei nostri tempi di transizione.

Ha svolto successivamente i compiti di Maestro dei novizi, Priore e Superiore. (…)

Nominato superiore di Tre Fontane, raccolse da don Domenico Turco la difficilissima eredità amministrativa e finanziaria di quel periodo, lavorò per alcuni anni (1974-1977) giorno e notte per rimettere a posto le cose esaurendo gravemente le sue forze. (…) Queste cose mi furono raccontate da padre Bernardo stesso per spiegarmi come, terminato il suo compito e ormai privo di forze, si fosse rifugiato nella Casa Annessa di Boschi che frattanto era stata creata sin dal 1972 in vista di un possibile trasferimento della comunità, da lui stesso, da don Domenico Turco che era della zona e aveva curato la ricerca del luogo e da alcuni altri fratelli. Dopo la pausa trascorsa come superiore delle Tre Fontane vi ritornò definitivamente nel 1977.

La storia del piccolo nucleo e della sua crescita fino a divenire monastero indipendente si trovano nel sito della Comunità: www.monasteroboschi.it.

Queste tre figure cui abbiamo accennato, padre Romano, dom Domenico, padre Bernardo, esprimono un po’, assieme a tanti altri, le due anime delle Tre Fontane: da una parte uno spirito fortemente contemplativo, che spingeva a fuggire da Roma per cercare la solitudine e un ambiente più consono alla ricerca di Dio; dall’altra una fedeltà alla presenza monastica in Roma, presenza voluta dai Papi sul luogo del martirio di San Paolo e di tanti altri cristiani; presenza iniziata dai monaci orientali, proseguita da san Bernardo e quasi ininterrotta sino ad oggi. Presenza su un luogo fortemente amato dai monaci; presenza fortemente apprezzata da Pio XII e da Paolo VI, che sempre si erano opposti all’idea di un trasferimento.

Non dimentichiamo che negli anni ‘50 la Madonna appariva in un terreno di proprietà del monastero e di accesso pubblico, a Bruno Cornacchiola e ai suoi tre bambini, come Vergine della Rivelazione. Nella grotta di queste apparizioni si stabiliva la Cappella della Madonna della Rivelazione, i cui messaggi si ricollegavano a quelli di Fatima e di altre apparizioni. Benché mai ufficialmente riconosciute, queste apparizioni hanno determinato, sino ad oggi, un forte movimento di preghiera popolare, particolarmente attenta alle rivelazioni profetiche riguardanti anche il futuro della Chiesa romana.

Come i monaci potrebbero abbandonare questo campo di lotta spirituale dove la preghiera ufficiale nella Chiesa abbaziale, le celebrazioni dell’Eucarestia e dell’Ufficio divino, l’accoglienza dei pellegrini nei luoghi del martirio, le confessioni ed il colloquio spirituale si uniscono alla pietà del popolo e sostengono la ricerca di tanti, ecclesiastici, religiosi, laici, ancora attratti dalla bimillenaria santità di questo luogo? Ma come i monaci rimarranno monaci senza un rinnovamento spirituale adeguato al nostro tempo?

Questo l’interrogativo profondo che sempre ha travagliato il nostro Padre Bernardo. Personalmente, nonostante le difficoltà di intesa fra le due comunità, quando le Tre Fontane sentivano di non avere le forze per sostenere anche Boschi e auspicavano il ritorno dei fratelli, ho sempre sentito come le Tre Fontane fossero la radice profonda che dava consistenza a Boschi, e come Boschi rappresentasse il rinnovamento delle Tre Fontane, tanto necessario quanto poco compreso all’interno.

Quando nel 1982 si tenne a Valserena il primo incontro di formatori e formatrici italiani, don Domenico Turco era presente in qualità di padre maestro delle Tre Fontane, sostituito in seguito da Padre Emanuele, e Padre Bernardo rappresentava Boschi, di cui era superiore e formatore. A quel tempo, mentre dom Domenico prima e padre Emanuele poi si ponevano come i figli e studiosi di san Bernardo, Padre Bernardo Boldini appariva piuttosto il ricercatore inquieto e l’ascoltatore attento di tutti i fermenti nuovi della cultura e della società. In quegli anni approfondiva in modo molto personale il pensiero di Freud; ma questa ricerca, lunga e faticosa, non doveva ingannare sulla solidità teologica della sua impostazione personale, sempre fortemente alimentata dalla Scrittura, dalla Liturgia, dai Padri e dal Magistero ecclesiale. Ma egli non rinunciava mai alla sua ricerca antropologica, appassionata, generosa, faticosa, per districare l’immagine autentica dell’uomo dal formalismo congelato del clericalismo di quel tempo e dalle strettoie di usi trappisti ancora più congelati.

La domanda appassionata: “Chi è l’uomo? Come può crescere e divenire sempre più se stesso nel rapporto con Dio?”. Ci era comune. La ricerca di padre Bernardo approfondiva sempre più il campo ecclesiale-sacramentale, mentre le monache erano più sensibili al campo della ecclesiologia comunionale. Tutti poi ci si ritrovava in San Bernardo; e credo che, fra tante discussioni, ci siamo reciprocamente arricchiti più di quanto supponessimo.

Tornando a padre Bernardo, la caratteristica del suo spirito e della sua mente è sempre stata quella di una apertura sconfinata, direi più grande dei suoi limiti di uomo e di monaco, legato a quella determinata esperienza e a quel determinato ambiente. Apertura ai problemi dell’uomo, alle vicende della storia, alle evoluzioni della cultura in anni difficili e tormentati per tutti. Apertura soprattutto al lavoro dello Spirito Santo nello spirito umano, che egli indagava senza sosta nella Liturgia, negli scritti dei Padri, nella spiritualità e nella vita quotidiana degli uomini.

Questo grandissimo desiderio di verità e di sapienza abitava in un corpo piccolo e fragile, dall’ apparenza dimessa, dalla parola non proprio fluente.

Tornando ai nostri incontri di formatori, ricordo quando le sue lente e sapienti considerazioni si perdevano un po’ nella barba e a noi, più giovani e scanzonate, veniva il sonno e la noia. Quando però, in qualità di segretaria, una volta tornata al mio monastero stendevo accuratamente gli appunti, non finivo di stupirmi della profondità degli argomenti trattati. Devo aggiungere che il carisma di noi monache era quello di trascinare i nostri sapienti Padri, un po’ barricati nei loro ragionamenti, in un dialogo che rendesse vita quella riflessione, e la utilizzasse per illuminare i problemi quotidiani. In questo modo il lavoro del nostro gruppetto di formatori divenne un importante apporto per i nostri Abati e Badesse, che riprendevano poi gli stessi argomenti nelle loro riunioni regionali, sviluppandoli e approfondendoli. Fu così che i resoconti di quelle riunioni raggiunsero anche Case lontane dell’Ordine, per un fecondo scambio.

Evidentemente i miei ricordi personali di padre Bernardo riguardano tutti la vita dei nostri monasteri. E non tocca a me dire del suo paziente lavoro nel dare vita alla bella Comunità di Boschi, con la sua liturgia così orante e il suo irradiamento nella regione, mediante un gruppo di laici attivo e presente alla preghiera. Né potrei dire sufficientemente del suo insegnamento, sia ai religiosi sia ai laici; delle numerose pubblicazioni in «Quaderni»; della fase in cui, già anziano, aggiornò il suo metodo usando slides… Né potrei sufficientemente dire del suo aiuto o di quello di altri membri della comunità a religiose, con direzioni spirituali e ritiri… Tutto questo l’ho visto un po’ da lontano, ma anche ben percepito nelle visite a Boschi, dove sempre il clima di preghiera, amicizia, semplicità ci catturava con un fascino particolare. Di quegli uomini potevamo percepire soprattutto che erano e volevano essere soltanto dei cercatori di Dio e di conseguenza erano proprio dei fratelli.

Né certamente potrò sufficientemente dire, al di là di questi pochi accenni, della ricerca di padre Bernardo in campo spirituale. La sua attenzione alla liturgia in tutti i suoi aspetti era predominante, sia nella conduzione della comunità, sia nello studio e nell’insegnamento. Pose inoltre grande attenzione a un campo meno frequentato dai monaci del nostro tempo, quello dell’esorcistato. La bontà e generosità della sua natura lo portò a spendersi molto in un ministero di guarigione spirituale – e colpiva vedere quest’uomo dall’apparenza così fragile non rinunciare mai alla lotta contro il male.

Un capitolo particolare sarebbe quello dell’impegno e delle forze profuse per anni nell’aiuto alla nostra fondazione in Angola. Una enorme generosità sostenne sempre l’impegno della comunità di Boschi. Come sempre enormi furono pure gli ostacoli incontrati, e a un certo punto si rivelarono insormontabili. (…) Penso che anche Padre Bernardo ne soffrisse. La sua sensibilità era acutissima e lo rendeva assai vulnerabile, rivestendo di una apparenza di debolezza quella sua enorme forza interiore, mai domata, di uomo di Dio.

Quando mi ricapitò di visitare Boschi in anni più recenti, ricordo le visite a Padre Bernardo nel suo studio. Era una specie di Sancta Sanctorum rigurgitante di libri, libri, libri in un pittoresco e vissuto disordine. Al centro di questo regno, la sua voce dolce e sommessa fluiva con quella sua caratteristica cantilena: ed erano le parole di Agostino, quelle del Salmi e dei profeti, quelle di tutta la Scrittura, di San Bernardo, degli altri padri. Parlava come respirava, come viveva, un fiume di sapienza dolce e inarrestabile, sepolto fra i suoi boschi, circondato dai suoi barbuti fratelli, nella penombra della chiesa che era stata una stalla.

Ora che questa radice è affondata nella terra, la Misericordia e le Benedizioni di Dio continuino a riversarsi su questa piccola comunità, che è la vera eredità di padre Bernardo.

Monica della Volpe

Offriamo anche l’omelia alle esequie di P. Lino Colosio

 

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Pubblicato il Cronache

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