Lettera di Sr. Mariangela Santucci
É molto difficile in questi giorni pubblicare qualcosa sui monasteri di contemplative, è molto difficile tacere.
In questa pagina sempre ci proponiamo di stimolare una almeno basilare riflessione, di dare qualche informazione utile, di evitare la polemica che distrugge. Di valutare ciò che accade nel rispetto di tutti.
Eppure di fronte alle notizie che circolano in questi tempi (Campagnano, Ravello, Torino, Pienza) non sembra di essere di fronte a situazioni semplici, a difficoltà ovvie, naturali, che fanno parte del volgere inevitabile delle vicende storiche di una comunità.
Non vogliamo rischiare anche noi di dire troppo, di parlare al di là di quello che sappiamo. Tacere del tutto ci sembra indegno.
Diciamo due parole soltanto:
La prima è una cordiale e calorosa espressione di solidarietà fraterna a queste sorelle che vivono un momento difficile.
Noi non sappiamo tutti i perché, non vogliamo giudicare né voi né chi sta conducendo le vostre vicende; però vogliamo dirvi: con le nostre pochissime possibilità, ci siamo, siamo vostre sorelle, viviamo profondamente con voi le vicende che vi tocca di attraversare. Se volete un consiglio, se potessimo darvi un aiuto, anche solo a non sentirvi sole, contattateci.
La seconda parola è l’espressione di una perplessità, di un forte sgomento.
Pubblichiamo uno stralcio di una lettera ricevuta ultimamente su questo argomento:
Certamente le comunità che attraversano difficoltà debbono essere opportunatamente invitate, dai legittimi superiori, ad affrontarle.
Ma forse anche è necessario un momento di ripensamento profondo, sinodale, aperto, sincero, animato da buona volontà, da parte di tutti. Di fronte all’attuazione di nuove leggi, di fronte a nuove responsabilità, come possiamo sostenere l’impegno dei Visitatori, delle Visitatrici, delle Presidenti, di quant’altri siano a chiamati a gestire una non facile emergenza? Forse, non soltanto tacendo.
Come evitare gli scandali, che non sono solo di questi giorni, pensiamo a vicende passate, dolorosissime e mai chiarite, come l’Abbazia Cistercense maschile di Santa Croce a Roma, la vicenda delle Domenicane di Marradi e quella più recente delle Domenicane (non contemplative) di Fognano?
E come evitare quelle vicende non meno dolorose che si consumano nel totale silenzio, senza scandali ma non senza vittime, come la soppressione, anni fa, del monastero di Lodine in Sardegna? Forse, chi si trova ad orchestrare queste vicende, non è cosciente, non conosce le storie e le sofferenze personali che ne conseguono?
Noto un fenomeno che mi lascia perplessa; spesso i motivi denunciati per le soppressioni forzate sono incredibilmente futili. Mi è capitato di chiedere spiegazioni; viene allora sussurrato una specie di mantra: “Abusi”. “Come, abusi? Abusi sessuali?” “No no, di potere”. Ah! Piccole e deboli superiore di piccole e deboli comunità, conducendo una vita semplice e innocente, hanno fatto abusi di autorità; la cosa è grave. Giustifica una chiusura. Eppure le monache non vogliono andarsene, erano felici, come mai? “Manipolate. Plagiate. É grave”. Mah!
(…)
E tuttavia, se il momento è di emergenza, se alcune delle persone chiamate all’alto e difficile compito di Visitatore o Commissario non possono far fronte, forse siamo tutti chiamati in causa.
Si obietta che ogni decisione finale spetta al Dicastero. Verissimo. Ma il Dicastero non è attrezzato per gestire questi iter complessi che dovrebbero essere accuratissimi (e non fulminei), non ha gli uffici, il personale per gestire; il Dicastero è lì per dare gli orientamenti e per tirare le somme. Forse tante situazioni hanno potuto degenerare proprio per questa mentalità, aspettare tutto da Roma. Denunciare a Roma, ci penserà Roma.
Se Roma è il vertice della Chiesa, Roma non è tutta la Chiesa. Non facciamoci avanti solo quando ci sono dei ruoli da gestire, sentiamoci tutti responsabili di una situazione di emergenza.
Si parla di intercongregazionalità; riflettiamo, prendiamo almeno tutti coscienza di un problema che sta diventando insostenibile.
Le Visite Canoniche o Apostoliche che siano, possono e debbono essere gestite in tutt’altro modo. Cor Orans parla di un processo, parla di un aiuto, parla di commissioni da istituire. È possibile, non solo, è prescritto, è doveroso. Perché troppo spesso non si fa? É possibile farlo, è stato sperimentato, è l’iter giusto. Non possiamo dire: non è la mia congregazione. Non possiamo dire: non è la mia sorella. Sono tutte nostre sorelle.
Sr Mariangela Santucci OCM
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