Via delle Acque Salvie, oggi tesoro di storia cristiana e spazio verde nascosto nella zona EUR; negli anni dell’Imperatore Nerone, terreno agreste in cui sgorgava una sorgente di acque curative, nel contesto di una zona malarica e di non buona fama, in quanto luogo di esecuzioni.
Qui, presso un maestoso pino che costituiva il punto di riferimento geografico, decapitarono l’Apostolo Paolo. Qui ancora, il 9 luglio 298, si consumò il martirio di Zenone, soldato romano rimasto saldo nella confessione della sua fede cristiana e di 10.000 suoi compagni, martiri con lui.
Su questi due luoghi di martirio sorgono, rispettivamente, la Chiesa del martirio di Paolo e la chiesa di Scala Coeli, dove san Bernardo, celebrando la Messa, ebbe la visione di una schiera di anime del purgatorio che, liberate, salivano al cielo.
Ma prima di incontrare queste due chiese, il pellegrino che sale per il viale ombreggiato dai lecci, incontra la maestosa statua di un uomo barbuto che, con l’indice sulle labbra, intima il silenzio: San Benedetto.
Figura 1 – Statua di San Benedetto
Figura 2 – Vista anteriore, scorcio
Sfociato in una piazzetta ed entrato sotto lo storico Arco detto di Carlo Magno, si trova di fronte alla chiesa abbaziale delle Tre Fontane, al cui angolo allarga le braccia la statua di un monaco: San Bernardo.
Il sacro terreno delle Acque Salvie, che custodiva il sangue del martirio dell’Apostolo, appartenne alla chiesa di Roma. Dapprima dato alla Basilica di san Paolo, fu poi affidato, nel 649, a un monastero di monaci greci provenienti dalla terra di Paolo, la Cilicia, divenuti così custodi del luogo del martirio, sul quale sorge una chiesa a questo dedicata.
La chiesa delle Tre Fontane era dedicata a sant’Anastasio, di cui custodiva le veneratissime reliquie, presenti ancora oggi nella chiesa Abbaziale Cistercense.
Dopo alterne vicende storiche, nel 1130 a Roma si verificò uno scisma che vide l’antipapa Anacleto contrapposto al Papa Innocenzo II. Questi, rifugiato in Francia, difeso da Bernardo, ricondotto da lui a Roma, gli faceva come ricompensa il poco gradito dono delle Tre Fontane. Qui finalmente, dopo una certa resistenza, si insediava il gruppo di Cistercensi guidato dall’Abate Bernardo Paganelli di Pisa, come 34esima casa figlia di Clairvaux.
Coi Cistercensi il luogo conobbe un tempo di straordinario splendore, ebbe un ruolo di primo piano nella vita di Roma, tanto che Bernardo Paganelli venne eletto Papa nel 1145, con il nome di Eugenio III. Resistito ad alterne vicende storiche, fu soltanto Napoleone che nel 1812 soppresse il monastero e disperse i monaci. Furono richiamati più di 50 anni dopo da papa Pio IX, che fece così rinascere il sacro luogo grazie alla presenza dei Cistercensi della Stretta osservanza, o Trappisti, nel 1868.
QUESTO LUOGO NON PUÒ MORIRE!
Figura 4 – Tre Fontane, interno
Tutto questo rende così speciale il luogo. Una potenza spirituale straordinaria, forse nascosta, per i distratti, sotto una certa decadenza esteriore, ma sempre avvertibile a chi vi si recava con cuore aperto.
Il luogo del martirio dell’Apostolo cui per eccellenza è stata affidata la Rivelazione per tutte le Genti. Il luogo del martirio per antonomasia: san Zenone e i suoi 10.000 soldati, martiri. Il luogo in cui i monaci orientali vennero dalla Cilicia, paese natale di Paolo, per custodire la terra che aveva bevuto il suo sangue e aveva restituito, al rimbalzare tre volte il suo capo troncato, tre sorgenti di acqua salutare. Da lì dovevano scaturire per la Chiesa di Dio le sorgenti perenni della preghiera, senza interruzione.
Figura 5 – Chiesa del Martirio di San Paolo
Il luogo in cui dall’Oriente furono portate le reliquie di S. Anastasio, cui fu dedicata la Chiesa del Monastero. Era questi un mago persiano, convertitosi al cristianesimo nel vedere miracoli che nessun mago avrebbe mai potuto compiere. Anastasio riconobbe dunque nei cristiani un potere diverso per cambiare il mondo, il Potere di Cristo. Per essergli fedele rifiutò poi di abiurare, sopportò le torture, morì per il suo Nome. Le sue reliquie, preziosissime, portate a Roma, ebbero il potere di esorcizzare e di guarire. Resistettero a un incendio che distrusse la chiesa, sono ancora custodite nella chiesa abbaziale, per chi vuole invocare la loro potente intercessione.
Dall’Occidente vennero poi le reliquie di Vincenzo: diacono spagnolo che spese la vita e le forze per servire instancabilmente il suo Vescovo e la sua chiesa, specialmente i poveri. Sottoposto al martirio, si cercò invano di distruggere ed eliminare il suo corpo.
Le reliquie dei due santi insigni dovevano riunirsi qui, dall’Oriente e dall’Occidente, entrambi coinvolti nella missione data da Cristo al suo Apostolo, ed essere custodite nella chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio alle Tre Fontane.
Fra le alterne vicende storiche, fra periodi di splendore e di decadenza, scacciati finalmente da Napoleone, richiamati nel 1868 da Papa Leone XII, i Cistercensi Trappisti hanno custodito fino ad oggi la fiammella della preghiera, unici monaci totalmente contemplativi in Roma.
La terra che custodiscono non ha cessato di essere visitata dalla Grazia. Mentre la comunità monastica viveva nell’ombra, fra le mille difficoltà di una Roma rapace, mafiosa e piena di insidie, che usurpava le terre del monastero e tentava di imbrogliare e sfruttare in ogni modo i pacifici religiosi, travagliando i superiori che si avvicendavano alla sua guida; nella terra dell’abbazia il più povero e traviato dei poveri popolani romani, Bruno Cornacchiola, riceveva in una grotta malfamata una straordinaria apparizione mariana, destinata a trasformare tutta la sua vita.
Sempre benevolmente accolta e incoraggiata dal Papa, anche senza riconoscimenti ufficiali, questa apparizione ha un carattere e un messaggio tutti particolari, benché strettamente collegati a tutte le altri grandi apparizioni di Lourdes e di Fatima, approvate dalla Chiesa.
La Vergine si presenta ammantata di verde, vestita di bianco, cinta di una fascia di colore rosato. I tre colori sono da lei stessa spiegati come riferimento alle Tre Persone della SS Trinità, di cui è ammantata e rivestita; ma a noi sembrano parlare anche dei colori della nostra bandiera.
La Vergine si presenta con un libro in mano e dice di essere la Vergine della Rivelazione. Di fatto consegna al povero Bruno un messaggio molto lungo e difficile, di una densità teologica straordinaria, che deve dettargli e ricordargli più volte perché non è afferrabile tutto d’un colpo. É dunque veramente la Vergine della Rivelazione, che verte anzitutto sui contenuti più profondi e misteriosi della nostra fede, la Trinità, l’Incarnazione.
La Rivelazione è così consegnata ai piccoli, ai più ignoranti, agli ultimi!
E di fatto Bruno, che benché povero era un uomo dotato e intelligente, si dedicherà alla predicazione, all’annuncio, si sfinirà in viaggi e testimonianze, fonderà un gruppo di poveri come lui che si dedicheranno all’annuncio della verità: la SACRI.
Altre rivelazioni sono poi fatte a Bruno dalla Vergine, sui fatti dolorosi e tremendi che attendono la Chiesa: molti tradiranno, Maria conta sui poveri. Anche san Paolo conta sui poveri, su Bruno, come un episodio della sua biografia, quand’era ancora fanciullo, misteriosamente adombra.
Oggi un povero santuario mariano costituito dalla grotta e da una grande tenda, accoglie molti pellegrini, mentre i monaci trappisti, un gruppo troppo povero e piccolo, poco distante da lì porta avanti instancabilmente la sua salmodia diurna e notturna.
Sopprimere il monastero delle Tre Fontane?
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